Va avanti il processo ad Alessandro Impagnatiello, l’uomo accusato, per aver ucciso la compagna Giulia Tramontano, di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto. Rispondendo alle domande dei legali, ha dichiarato che non crede di essere pazzo, ma che era piuttosto un vaso saturo di menzogne che aveva bisogno di essere svuotato. Perciò dice: “Ammisi a Giulia il tradimento per svuotarmi da qualcosa che mi mangiava dentro”.
Nel frattempo la Corte di Assise di Milano ha disposto una perizia psichiatrica nei confronti ddel trentunenne ex barman. Riservandosi di nominare i periti, i giudici hanno spostato la data al 27 giugno per l’incarico. L’assassino è stato descritto dai consulenti psichiatrici di parte come un uomo con “importanti” disturbi “narcisistici, ossessivi, paranoidei”, un maschio con sentimenti di onnipotenza nel tenere in pugno il quotidiano di due donne e che improvvisamente si è sentito fragile, ostaggio delle due, “delle loro rivelazioni e infine da loro scoperto nelle sue bugie a raffica e nelle sue manipolazioni”.
Rispondendo al pubblico ministero Alessia Menegazzo che gli chiedeva come mai inizialmente, nei primi interrogatori, sosteneva di aver inferto a Giulia solo tre coltellate, Impagnatiello ha detto “Quando sono venuto a conoscenza in carcere da un servizio in televisione di averle dato trentasette coltellate, una cosa che feci automaticamente fu mimare il gesto della mano per trentasette volte. Non che ci sia un numero corretto, però è una cifra spaventosa, soffocante“.