Nel panorama pensionistico italiano del 2024, c’è anche Opzione donna. L’INPS ha appena ribadito che la decorrenza dei pagamenti di tali pensioni anticipate varia a seconda della categoria di lavoratrici, con differenze anche assai sensibili. Ne consegue che ciascun settore ha delle scadenze diverse, tutte connesse, in ogni caso, al riconoscimento dei requisiti previsti da questa forma di ritiro anticipato dal lavoro che non sembra coinvolgere più di tanto le lavoratrici.
La decorrenza dei pagamenti di Opzione Donna 2024, come previsto dalla Legge di Bilancio 2024 e precisato dall’Istituto il 6 giugno, cambia secondo la categoria di lavoratrici. Il piano seguito è questo: per le lavoratrici dipendenti e autonome, i pagamenti non sono potuti avvenire prima dello scorso febbraio 2024; per le dipendenti del settore pubblico, delle poste, delle ferrovie e delle aziende elettriche, la decorrenza dei pagamenti ha inizio nel momento in cui viene presentata la domanda; per le lavoratrici del comparto scuola, i pagamenti inizieranno dal 1° settembre 2024; per le lavoratrici del settore delle arti Afam, la liquidazione inizierà dal 1° novembre 2024.
Ricordiamo che perché le lavoratrici possano godere della pensione anticipata Opzione Donna 2024 è necessario che esse rientrino in certi requisiti. Bisogna che le richiedenti: abbiano accumulato, al 31 dicembre 2023, almeno trentacinque anni di contributi e aver compiuto almeno sessantuno anni; si trovino in determinate condizioni lavorative o sociali, come l’assistenza a una persona con grave handicap (legge 104), un’invalidità civile pari o superiore al 74 per cento, oppure essere dipendenti o licenziate da un’azienda in stato di crisi. Si può ridurre l’età pensionabile a 60 anni se la lavoratrice ha un figlio e a 59 anni se ha due o più figli o in caso di crisi aziendale, anche senza prole.
Infine, per quanto riguarda l’argomento contributi, si chiarisce che Opzione Donna 2024 considera validi quelli maturati in Italia così come in tutta l’Unione Europea, in Svizzera e nei Paesi dello Spazio economico europeo o comunque in Stati legati all’Italia da convenzioni di sicurezza sociale. L’unico requisito, in tal senso, è che questi Paesi stranieri rispettino il minimo internazionale di 52 settimane.
Sono comunque ben poche le lavoratrici che, per quanto in possesso dei requisiti, decidono di utilizzarla. Lo ha riferito lo scorso aprile l’Osservatorio INPS, secondo cui da inizio 2024 solo 1.276 lavoratrici hanno usufruito di questa uscita anticipata dal lavoro. Il motivo di questo scarso successo è dovuto ai requisiti piuttosto stretti e alla consistente penalizzazione economica dovuta al calcolo della pensione basato sul solo sistema contributivo, con un taglio dal 25 al 30 per cento.