Ergastolo per Alessia Pifferi, la difesa chiedeva l’assoluzione

Alessia Pifferi

Il tribunale ha emesso la sentenza: Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo con l’imputazione di omicidio pluriaggravato nei confronti di sua figlia, la piccola Diana. L’imputata doveva rispondere all’accusa di aver fatto morire di stenti la bambina di diciotto mesi, abbandonandola da sola in casa dal 14 al 20 luglio 2022.

La condanna rispecchia la richiesta della pubblica accusa, mentre invece la difesa aveva chiesto l’assoluzione portando avanti la tesi che la Pifferi non avesse intenzione di uccidere la figlia, ed evidenziando il fatto che il reato effettivamente compiuto era quello di abbandono di minore.

Lo ha detto Alessia Pontenani, avvocato difensore di Alessia Pifferi, la trentasettenne accusata dell’omicidio pluriaggravato della figlia Diana, di diciotto mesi, abbandonata e fatta morire di stenti, nell’introduzione alla sua arringa ha sostenuto che non era compito di quella corte “dare giudizi morali su Alessia Pifferi, vi chiedo l’assoluzione. È evidente che non volesse uccidere la bambina”.

Invece il pubblico ministero Francesco De Tommasi aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Ma a fronte di tale tesi la Pontenani aveva detto che l’infanzia della Pifferi era stata terribile, trattandosi di una ragazza “cresciuta nell’incuria e nell’abbandono“. Inoltre, già all’asilo ebbe dei problemi, come ha ricostruito la penalista. Per l’avvocatessa Pontenani, l’imputata “è una ragazza cresciuta in un assoluto isolamento morale e culturale e non ha mai dato problemi” e oltre a ciò non è affatto una psicotica.

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