Per l’omicidio aggravato della figlia di diciotto mesi, Diana, morta “di stenti e disidratazione” dopo essere stata abbandonata sola in casa per sei giorni, Alessia Pifferi è stata condannata alla pena dell’ergastolo dalla Corte d’Assise di Milano. Questo è quanto si legge nelle motivazioni della sentenza emessa lo scorso 13 maggio.
Secondo quanto recita il dispositivo della sentenza, i giudici hanno dichiarato che Alessia Pifferi è stata mossa da un “futile ed egoistico movente”, ossia “regalarsi un proprio spazio di autonomia”, per trascorrere “un lungo fine-settimana con il proprio compagno” trascurando “il prioritario diritto/dovere di accudire la figlioletta“.
Inoltre la Corte ha dedefinito il reato di “elevatissima gravità, non solo giuridica, ma anche umana e sociale“. Alessia Pifferi, che all’epoca dei fatti aveva trentasei anni, è stata condannata lo scorso 13 maggio per omicidio aggravato, sia dai futili motivi sia dal vincolo di parentela, in quanto il suo comportamento ha “ucciso”, sebbene a prescindere da quali fossero le sue intenzioni, la povera bambina.