Chiamati a riferire sul caso Scurati in Commissione di Vigilanza, per spiegare la relativa censura, l’ad Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi non hanno neppure fatto cenno al monologo sul 25 Aprile cancellato dal programma ‘Che sarà’. Ma non è tutto: in contemporanea le agenzie battevano la notizia dell’apertura di un procedimento disciplinare per Serena Bortone, accusata di aver pubblicizzato su Instagram l’incomprensibile (o forse troppo comprensibile) cancellazione dell’intervento dello scrittore.
Rossi e Sergio parlano invece delle magnifiche sorti e progressive della tv meloniana di cui sono gli alfieri, di ascolti e pubblicità in crescita ad onta dei dati Auditel che dicono l’esatto contrario. Addirittura fanno del vittimismo, puntando il dito, il primo, contro «l’accanimento distruttivo di cui la Rai è vittima», sulla scorta di «fantasiose ricostruzioni» e «infamanti accuse che ne danneggiano reputazione e valore»; il secondo invitando a tutelarla da «ogni azione distruttiva, autodistruttiva e denigratoria».
Le opposizioni contestano questo rovesciamento della realtà da parte dei meloniani dirigenti Rai. «Il procedimento contro Bortone è un atto gravissimo», protesta il verde Angelo Bonelli, secondo cui stiamo entrando in un momento assai cupo per la democrazia, «la cui responsabilità è in capo non solo ai dirigenti Rai, ma anche alla presidente Meloni che la controlla». E lo fa al punto di trasformarla in un megafono di propaganda governativa, come dimostrano i quarantasei minuti di diretta dedicati da RaiNews24 al suo discorso sul premierato.